The Crooked Tree Cult
Partiamo dal primo brano. L’impatto è subito positivo, e ci troviamo subito a navigare su un traghetto a vapore sulle rive deserte del Mississipi. Potremmo essere agli inizi del secolo scorso, su per giù. Il suono caldo della chitarra ci accoglie, con quel graffiato che sa di Whiskey invecchiato.
La batteria sostiene il ritmo, con quell’andamento che ci ricorda un pò i treni a vapore, oppure i minatori che con i loro colpi affondavano le radici i quel paese sperduto, l’America, dove tutto è iniziato tanti anni fa.
Dal secondo brano in poi ci rendiamo conto che il primo in realtà è solo un’overture: infatti è l’unico brano originale di questo lavoro, mentre gli altri sono tutte rivisitazioni di grandi classici del blues.
Canzoni eseguite ad arte da un gruppo che sa il fatto suo. La chitarra va su e giù senza sosta con ritmiche conosciute e indimenticabili, mentre la voce ci accompagna lungo il grande tragitto con il suo mood graffiante, tipico degli anni 50/60.
I ragazzi sono stati bravi a sintetizzare un’epoca in pochi brani. Una grande cultura musicale che traspare ad ogni nota, ad ogni passaggio. I Creatures from the Black Lagoon sanno il fatto loro, e ce lo rivelano poco per volta, senza fretta, dimostrandoci che la musica di qualità è intramontabile.
Quello che ho apprezzato più di tutto in questo lavoro è stata la loro capacità di rivisitare brani di una certa età, rendendoli in qualche modo “attuali”. Un lavoro sicuramente non facile, e in questo devo complimentarmi davvero con tutti.
Avete dimostrato una grande cultura musicale, una capacità di esecuzione non indifferente, e soprattutto la percezione di trovarci a riascoltare questi brani nel 2022, con il bisogno di sentirli nostri, attuali, come se fossero nati sotto i nostri occhi.
VOTO: 8
Creatures from the Black Lagoon are:
Roberto Frattini – chitarra, piano, armonica, voce
Francesca Filippi – basso
Luca Bravaccino – batteria
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Spotify:
Paul – Postrock.it