JULINKO
Ci troviamo di fronte ad un’artista molto completa, con un discreto percorso musicale e un estro artistico molto evidente. Dal 2015 al 2019 4 pubblicazioni musicali, molti concerti dal vivo, collaborazioni musicali con personaggi talentuosi dello spettacolo, e persino una raccolta di poesia (uscita nel 2020 per Eretica Edizioni).
Un EP molto instrospettivo e sperimentale, che percorre sentieri sonori inesplorati e lascia un segno di inquietudine e mistero. Un lavoro assolutamente originale che ci lascia profondamente impressionati. Brani che superano il confine tra poesia e musica, che ci lasciano sprofondare in una trance psichedelica e ci portano in mondi paralleli.
1-Islander. Un brano di pochi secondi, un attracco sicuro prima di avventurarci nelle terre oscure nel Nord. Il freddo si condensa in nuvole di vapore di fronte a noi, mentre osserviamo la notte scendere lungo le montagne che scendono a picco sul lago. Un lago nero, che non lascia trasparire emozioni. Saliamo sulla nostra piccola barca, sciogliamo il nodo che ci tiene ancorati, e iniziamo il viaggio.
2-No Destroyer. Il brano che porta il nome dell’EP che stringiamo tra le mani, traccia fondamentale di questo percorso rituale. La barca scorre a filo di quest’acqua così liscia da sembrare solida, mentre alberi silenziosi si stagliano lungo le sponde e ci invitano verso di loro. Da una parte la civiltà, piccole luci fievoli di paesi sperduti, dall’altra l’imponente arcaico silenzio della selva oscura. La chitarra continua recitando la sua preghiera, con arpeggi ripetuti e morbidi che scorrono a filo di quest’acqua, mentre parole si disperdono di fronte a noi, formando una coltre di nebbia leggera, che ammorbidisce ogni cosa, colori, suoni e luci. La nostra piccola barca scivola sicura, sempre più lontana dalla civiltà, sempre più vicina alla riva opposta.
3-Oh Maiden. Siamo arrivati, la nostra fragile imbarcazione ci ha portato a riva, e noi ci avventuriamo su per il sentiero oscuro, muniti di una piccola lanterna ad olio, che flebile ci mostra il cammino. Sentiamo voci intorno a noi, suoni e leggende che si diffondono nella notte e nei ricordi di questo luogo. Esseri sembrano danzare tra gli alberi, non sappiamo dire cosa siano, se spiriti o creature dimenticate dal mondo. Parole senza più significato, occhi senza più palpebre, volti senza più un nome. Una voce sofferente ci guida e ci mostra una strada che non conoscevamo, un sentiero abbandonato molti anni or sono, e mai più calpestato.
4-Vergiessmeinicht. Il sentiero ci ha portato verso una casa abbandonata, nel bosco quieto e solitario. Una luce flebile illumina una delle stanze al piano superiore. Chi sarà mai ad abitare questo luogo? Ci avviciniamo alla porta, ci accorgiamo che è aperta, e ci avventuriamo nel mistero. Giunti alla stanza, ci fermiamo, esitiamo, rimaniamo ad ascoltare. Poi apriamo la porta e ci affacciamo. Un essere fatto di luce e ricordi si presenta a noi, e piange lacrime per un ricordo ormai cancellato, per sofferenze vuote disperse nelle pieghe del tempo.
5-Curtain (Jaw Apoteosis). Attirati dalla nostra presenza, molti altre creature sopraggiungono nella stanza per richiamare la nostra attenzione. Noi rimaniamo in religioso silenzio, e ascoltiamo attentamente ogni lamento, ogni parola, senza giudicare, ma solo ascoltando.
6-The Ribbon. È giunto il momento di tornare a casa. Con un piccolo cenno del capo salutiamo con rispetto queste creature, e ci portiamo nuovamente lungo il sentiero, Il cielo sopra di noi ora è più chiaro, segno che l’alba è quasi giunta ormai. Il bosco, inizialmente così impenetrabile e ostile, ora sembra avere aperto le sue porte a noi, e ci lascia camminare tanquillamente, quasi accompagnandoci verso la nostra meta. Riprendiamo la piccola barca, e con una leggera spinta torniamo alla civiltà.
Grazie Giulia per averci regalato questo splendido lavoro. Attendiamo presto tue notizie e speriamo di poter recensire presto altri tuoi lavori. Un complimento da tutta la redazione.
VOTO: 9
CREDITS:
Music, lyrics, photo by Giulia Parin Zecchin
Paul – Postrock.it