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Nova sui prati
notturni
Quante Stelle
Tornano da noi i NsPN come promesso con un nuovo lavoro sensazionale, un salto di qualita’ che conferma la promessa nel genere post rock italiano. Un lavoro ampio, con grande spazialita’ di genere e sfumature uniche. Tuffiamoci nel nuovo album dei NsPN!
“I Nova sui Prati Notturni sono un passo obbligato per tutti gli amanti della musica Post Rock. Aspetto con molta curiosità i loro prossimi lavori, e spero di vederli presto live, una volta che tutta questa dannata Pandemia sarà passata.”

Questo scrivevamo il 9 Dicembre 2020. Eravamo solo all’inizio di un periodo difficile, un periodo che ci avrebbe portato ad altri Lock Down, a problemi economici e sociali di cui solo oggi iniziamo a tirare le somme. All’epoca solo una cosa ci sembrava diventare piu’ forte: la musica. Alcuni degli artisti recensiti in quel periodo hanno pubblicato alcuni dei piu’ bei lavori mai sentiti sul nostro portale. Forse per sfogare la frustrazione del momento, forse per fuggire dalle insicurezze. I NsPN non fanno eccezione in questo, e già all’epoca si sono fatti notare dalla nostra redazione per un lavoro degno di nota. Se ve la siete persa, potete rileggere la nostra recensione e ascoltare il loro precedente album (dal titolo omonimo) a questo link.

Quante stelle è il nuovo album dei Nova sui prati notturni e
comprende cinque brani strumentali registrati in presa diretta, che spaziano dall’indie, al kraut, al post, all’ambient.

Federica Gonzato, Giulio Pastorello, Gianfranco Trappolin, Massimo Fontana. Questa la line-up di eclettici musicisti lanciati in questo esperimento sonoro, a nostro avviso degnamente superato. Un tentativo di rendere il Post Rock un genere ancora piu’ ampio, parafrasando il periodo attuale potremmo quasi dire un genere musicale “genderless”. In questo il Post rock ha sempre dimostrato di essere all’avanguardia, facendosi portavoce di una mentalita’ avanti per l’epoca.

I Nova sui prati notturni sono un gruppo post-rock italiano, nel
2005 già autore di un’opera musicale, teatrale, video dedicata ad Arthur Rimbaud e James Douglas Morrison.  Nella loro carriera hanno parlato e suonato prendendo spunti da geni letterali come Mary Shelley e Dino Buzzati. hanno partecipato a colonne sonore, sono stati recensiti e premiati come una delle migliori band post rock italiane e hanno partecipato con i loro lavori a diversi Film Festival con le loro colonne sonore.

Matkaa. Un termine finlandese che significa letteralmente “viaggio”. Il nome del brano si sposa benissimo con il brano, definendo esattamente cio’ che percepiamo fin dall’inizio. L’album si apre con un ritmo diretto, schiacciato, senza troppi giri di parole, e ci cattura subito. La macchina sta partendo, il viaggio sta iniziando. Ci guardiamo intorno e osserviamo paesaggi sconosciuti. Il sole non è ancora spuntato all’orizzonte, sentiamo voci e suoni in lontananza che si diffondono e destano la nostra curiosita’.

Il brano rende protagonista le percussioni, creando un dialogo importante con le ritmiche calde e definite del basso, creando lo spazio giusto in cui espandere le eteriche note della chitarra e degli effetti digitali che si espandono come un’aurora boreale nel cielo notturno.

Fuera!. Il ritmo cambia, diventa piu’ incalzante. Se Matkaa si distingue per lo scambio tra percussioni e basso, ora sentiamo la chitarra e gli effetti synth prendere maggiore spazio, colorare la tavola disegnata in principio. Si creano nuove figure nel nostro sogno, il viaggio si fa sempre piu’ interessante. Ci ritroviamo proiettati in un mondo di cui abbiamo paura e di cui ci sentiamo al tempo stesso affascinati e incuriositi.

Immaginate per un attimo di poter fare un viaggio nel tempo. Immaginate di potervi sedere sulla Macchina del Tempo di H.G Welles e di viaggiare nel futuro, centinaia di migliaia di anni avanti a noi. Cosa vedremmo? A questo interrogativo rispondono i nostri temerari musicisti, che si lanciano nel creare scenari proiettati in futuro ignoto, un futuro di cui non sappiamo nulla, ma che in qualche modo è legato a noi.

Lucet. I nostri NsPN si fanno apprezzare molto per la miriade di messaggi e di significati che inseriscono in ogni piccolo particolare dei loro lavori. Il brano ha un nome che deriva dal latino. Si potrebbe tradurre come “brillare” o “fare luce”. Se il nostro viaggio fosse iniziato nella notte fredda citata poco prima, ora ci troveremmo di fronte alla piu’ bella delle aurore. Nel freddo gelido, nel tempo lontano raggiunto con la nostra Macchina Del Tempo, osserveremmo ora un sole rosso e caldo, fisso all’orizzonte, illuminare un mondo deserto, popolato di strane ed enormi creature. Che ne è stato dell’uomo, della nostra societa’, dei progressi e della tecnologia? Queste parole si disperdono nell’aria rarefatta e densa di esalazioni gassose.

La batteria ora gioca un ruolo quasi mantrico. Gli strumenti si uniscono in un’unica melodia, tanto che ci riesce difficile distinguere uno o l’altro suono. Ci pare piuttosto una grande vibrazione che si sprigiona da una sola sensazione. Il gruppo dimostra una grande maturita’ musicale e artistica.

Last Ride. Forse l’avventura vissuta finora ha un significato piu’ profondo di quello che abbiamo percepito inizialmente. La Macchina Del Tempo potrebbe rappresentare per noi un viaggio a senso unico, un viaggio di cui conosciamo l’inizio ma non la fine. Osserviamo infatti ora la calma placida del mare rosso di fronte a noi, colorato dai raggi stanchi di un Sole che tra centinaia di migliaia di anni stara’ per spegnersi. Non ci saranno piu’ maree, temporali o scambio di energia. Freddo e desolazione ovunque. Vediamo qualcosa muoversi in lontananza. Non sappiamo con certezza se sia un essere vivente o solo un sussulto di questo mondo in fin di vita.

Non ci sono piu’ strumenti o persone, odiamo solo vibrazioni e onde armoniche che sembrano coincidere con quelle celebrali. Chiudiamo gli occhi e i suoni che sentiamo sembrano giungere da un mondo superiore, da qualcosa che non ha piu’ senso se relegato al grezzo mondo materiale.

Zeit. Tempo, in tedesco. È questo sembra effettivamente il concetto dietro a cui tutto ruota in questo album. Il viaggio, il tempo, la luce. Ci siamo lanciati in qualcosa di unico, una sorprendente scoperta che ci rende unici e soli di fronte all’universo. Il viaggio ci ha messo di fronte all’unica grande verita’: che noi siamo qualcosa che va oltre il tempo, la lingua, il luogo o il genere sessuale. Siamo un concetto, un pensiero di qualcosa di piu’ grande, qualcosa che va aldilà del nostro orizzonte.

Osserviamo i meccanismi del tempo, del suo formarsi e disperdersi. Le percussioni assumono il compito di ricordarci dello scorrere inesorabile dei secondi, mentre basso, chitarra, pianoforte e synth ci regalano l’ultima immagine di quello che il nostro Viaggio nel tempo e nello spazio ci hanno permesso di vedere. Qualcosa che occhio umano prima d’ora non aveva mai visto, e che non si puo’ raccontare.

Confermiamo il voto alto dato gia’ in precedenza. Siamo di fronte ad una band che ci aspettiamo di vedere fare un grande salto di notorieta’ nei tempi a venire. Grazie NsPN per averci deliziato con questo splendido lavoro.

VOTO: 9

LINK:

https://novasuipratinotturni.wordpress.com

FACEBOOK:

https://www.facebook.com/novasuipratinotturni

Formazione dei NsPN
Federica Gonzato (basso, pianoforte, testi, voce)
Giulio Pastorello (chitarre, batteria, testi, voce)
Gianfranco Trappolin (batteria, basso, chitarra, voce)
Massimo Fontana (testi, voce, chitarra elettrica).

 

Paul – Postrock.it